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T Corte dei Conti: Relazione su gestione finanziaria Regioni

Esercizi finanziari 2011-2012
 
La Corte dei Conti ha presentato la Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni negli esercizi 2011-2012.
In estrema sintesi peggiorano i conti regionali perché ci sono minori trasferimenti dallo Stato, sbilanciamento che viene in parte compensato da una maggiore imposizione fiscale. Ma è la spesa in conto capitale, sempre nelle Regioni a Statuto ordinario, a mostrare una diffusa e significativa riduzione (-13,87% nel triennio).
Nel 2012, per il secondo anno consecutivo, in termini di contabilità nazionale, si riduce la spesa sanitaria complessiva, pari a 110,8 miliardi, contro i circa 112 miliardi del 2011, e anche l’incidenza sul PIL, viene contenuta al 7,1% (contro il 7,3% del 2010), nonostante la flessione dell’economia.
In particolare si spiega che ”a fronte di una spesa regionale corrispondente a circa il 22% della spesa delle Amministrazioni pubbliche, le Regioni sono state chiamate a concorrere al contenimento della spesa pubblica, nel quinquennio 2010-2014, per il 34% del complesso delle manovre correttive adottate per l’intero settore pubblico”.
Il limite quantitativo imposto dalla legge alle Regioni in tema di indebitamento totale è stato rispettato da quasi tutti gli Enti, come rilevato dalle Sezioni Regionali di Controllo, salvo alcune eccezioni, costituite sia dal mancato rispetto del tetto, sia dalla deroga al sistema di calcolo del limite stesso.
Si rileva inoltre che se viene valutato il carico fiscale e contributivo sostenuto dalle imprese nelle diverse Regioni, la sottrazione di base imponibile Iva, nel 2011, ammonterebbe a circa 250 mld, con una perdita annua di gettito di circa 46 mld (28% del gettito potenziale).
La Corte dei Conti rileva che la sottrazione di base imponibile Irap ammonterebbe, invece, nella media del triennio 2008-2010, a 227 mld l’anno, con una perdita annua di circa 9mld di gettito regionale.
A copertura delle ulteriori esigenze di cassa le Regioni hanno fatto largo ricorso alle anticipazioni di tesoreria, mentre rimane sostanzialmente stabile la consistenza complessiva del debito.
“Anche per l’esercizio 2012, tutte le Regioni hanno adempiuto agli obiettivi del patto di stabilità interno, alleggerito dall’esclusione di spese per oltre 2 miliardi di euro. In compenso, con il ricorso al patto regionale verticale, le Regioni hanno diffusamente ceduto, ai fini di un aumento dei pagamenti in conto capitale, parte dei propri spazi finanziari a beneficio della maggior flessibilità degli obiettivi degli enti locali”.
Il contenimento della spesa finale netta, oltre ad essere l’effetto del maggior peso delle componenti escluse, è anche il prodotto della marcata riduzione della spesa per investimenti (-12,4%), la cui tendenza declinante non accenna ad arrestarsi in tutte le aree geografiche del Paese, ponendo limiti ad una seria programmazione delle opere infrastrutturali. 
La propensione all’evasione fiscale è particolarmente diffusa nel Mezzogiorno (con livelli di incidenza superiori al 40% per l’ IVA ed al 30% per l’ IRAP), a fronte di livelli pressoché dimezzati nel Nord del Paese. Gli scostamenti si invertono, tuttavia, se si osserva il fenomeno in valori assoluti, in quanto, per effetto del maggior volume d’affari realizzato al Nord, la quota di reddito imponibile “evasa” al Sud e nelle Isole risulta relativamente più modesta.
La Corte dei Conti evidenzia che visto il carico fiscale e contributivo sostenuto dalle imprese nelle diverse Regioni italiane, “la sottrazione di base imponibile IVA, relativamente all’anno 2011, ammonterebbe a circa 250 miliardi di euro, con una conseguente perdita annua di gettito dell’ordine di circa 46 miliardi (pari al 28% del gettito potenziale d’imposta)”. Analogamente, la sottrazione di base imponibile IRAP ammonterebbe, nella media del triennio 2008-2010, a circa 227 miliardi l’anno, con conseguente perdita annua di gettito regionale (prendendo a riferimento l’aliquota di base del 3,9%) dell’ordine di circa 9 miliardi (pari al 20% circa del gettito potenziale d’imposta).
Inoltre si sottolinea come “Dopo la soppressione dell’art. 10, comma 1, del d.lgs. 6 maggio 2011, n. 68, ad opera dell’art. 35, comma 7, d.l. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni in l. 24 marzo 2012, n. 27, le Regioni sono state escluse dal processo di governance ai fini della lotta all’evasione fiscale, in quanto non più chiamate a concordare con il Ministro dell’economia e delle finanze l’atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale”. 
Dall’analisi dei dati comunicati dalle Regioni (escludendo i dati di Liguria e Sardegna, nonché i maggiori importi emersi per la Regione Lazio), nel 2012 l’esposizione debitoria delle Regioni ammonta a 46,82 miliardi di euro. Tale importo tiene conto anche del debito che grava sullo Stato. Rispetto all’anno precedente emerge una tendenza alla riduzione del debito (-3,5%). Anche il debito sanitario, nel biennio considerato, subisce una contrazione, passando da 15,09 miliardi di euro nel 2011 e a 14,58 miliardi di euro nel 2012 (-3,4%). 
I dati pervenuti relativi agli strumenti di finanza derivata registrano il medesimo trend riduttivo, evidenziando come l’uso di tali strumenti finanziari da parte degli Enti pubblici si stia man mano ridimensionando.
Per quanto riguarda gli organismi partecipati dalle Regioni, i dati richiesti e pervenuti per l’indagine annuale della Sezione delle autonomie riguardano i dati contabili aziendali riferiti ai consuntivi 2011 e ai preconsuntivi 2012 ove disponibili (patrimonio netto, valore della produzione, costo della produzione, costo del personale e numero degli addetti). 
Gli organismi considerati sono quelli partecipati direttamente dalla Regione mentre, tra le partecipazioni indirette, sono esaminate quelle con affidamenti diretti da parte della Regione stessa. Dai dati raccolti a giugno 2013, tali organismi sono 403, ma se si escludono le partecipate pluriregionali, la banca dati censisce, alla stessa data, 381 organismi.
L’analisi è stata rivolta ad accertare l’incidenza del valore dei servizi prestati agli Enti proprietari nella creazione del fatturato delle partecipate e a comprendere il grado di dipendenza degli organismi partecipati dalla committenza degli Enti stessi nel conseguire il bilanciamento tra costi e ricavi. A tal fine è stato effettuato il monitoraggio dei crediti e dei debiti complessivi degli organismi partecipati, per ricostruire i rapporti finanziari intercorrenti tra la Regione e l’insieme delle proprie partecipate.
Nel complesso, gli andamenti economico-patrimoniali relativi alle sole S.p.a. e S.r.l. partecipate al 100% dalle Regioni, nel biennio 2010-2011, evidenziano perdite. Infatti, la maggior parte dei risultati di esercizio mostra, nel 2011, significative flessioni rispetto all’esercizio precedente, e ciò in alcuni casi ha aggravato la situazione di perdita già evidenziatasi nel 2010.
Dall’analisi degli affidamenti in atto a favore delle partecipate emerge, infine, la significativa esiguità di quelli assegnati con gara, con riguardo sia al numero delle Regioni coinvolte (6), sia al numero totale degli affidamenti effettuati con tali modalità (22), sia alle somme ad essi complessivamente destinate pari, nel 2011, a 38,1 milioni di euro, a fronte di 2,61 miliardi di euro erogati per i 173 affidamenti diretti.
Sulla base dei modelli di rilevazione dei flussi di cassa del Sistema Informativo delle Operazioni degli Enti pubblici (SIOPE) e degli schemi istruttori adottati in attuazione delle prescrizioni del d.l. 174/2012, si è evidenziata l’analisi della gestione regionale di cassa e di competenza, scomponendo i dati di bilancio nelle tre grandi macroaree gestionali: corrente, in conto capitale e partite di giro. 
La gestione corrente nel triennio 2010-2012 espone un risultato positivo, tuttavia insufficiente rispetto alle esigenze del settore degli investimenti. Le partite di giro, sotto il profilo della gestione di cassa, necessitano di ulteriori approfondimenti, presentando nel periodo in questione un disavanzo che deve essere opportunamente decifrato. 
I risultati della gestione finanziaria delle entrate relative agli esercizi 2011 e 2012 evidenziano una buona tenuta del complesso delle fonti di finanziamento del comparto regionale, che non sembra aver ancora subìto particolari contraccolpi per effetto delle manovre correttive di finanza pubblica varate nel corso del biennio 2011-2012.
Tale risultato positivo viene conseguito soprattutto attraverso l’incremento dei trasferimenti in conto capitale (che crescono di circa 3,1 miliardi di euro) e da maggiori risorse correnti di carattere extratributario (Titolo III), in ascesa di circa 1,6 miliardi di euro.
Nel quadro delineato, le Regioni a statuto ordinario vedono incrementare gli accertamenti complessivi del 3,3%, mentre le Regioni a statuto speciale mostrano un andamento complessivo in flessione del 4,7%.
L’analisi per aree geografiche conferma come della crescita delle entrate delle Regioni a Statuto ordinario, nel 2012, abbiano beneficiato soprattutto le Regioni del Centro (+13%), mentre le altre hanno conservato i livelli raggiunti nel 2011.
L’analisi della spesa delle Regioni risente della disomogeneità dei sistemi contabili regionali. 
La consistenza degli stanziamenti conferma la tendenza delle Regioni a sottostimare le proprie esigenze di spesa, con particolare riferimento alla spesa in conto capitale, sicché soltanto alcuni Enti dimostrano un’efficace capacità di programmazione. La capacità di impegno (cioè il rapporto tra impegni e stanziamenti definitivi) risulta complessivamente superiore al 70%, con valori percentuali particolarmente alti nell’Area Nord e nelle Regioni a Statuto speciale del settentrione; inoltre, tale rapporto è più elevato con riferimento alla spesa corrente, mentre tende a ridursi per la spesa per rimborso prestiti e, soprattutto, per quella in conto capitale.
Nell’esercizio 2012, i pagamenti in conto competenza raggiungono, a livello nazionale, il 77% circa della quota impegnata, e costituiscono l’83% di quelli complessivi. Con riferimento alla problematica dei debiti pregressi, la somma dei residui in conto competenza e di quelli relativi agli esercizi precedenti raggiunge, nel 2012, i 79,245 miliardi di euro, di cui 40,299 miliardi sono residui in conto competenza, mentre 38,946 miliardi sono i residui relativi agli anni precedenti, al netto dei debiti cancellati dal bilancio, con un aumento dell’11% rispetto all’esercizio precedente.
Dall’esame dell’andamento dei primi tre titoli di spesa (corrente, in conto capitale e per rimborso di prestiti) nel triennio 2010–2012, si registra una sostanziale stabilità (-0,28%), dal lato degli impegni, a livello nazionale. Con riferimento alla parte corrente, si osserva che la variazione di -0,27% nelle Regioni a Statuto ordinario, per il 2012 rispetto al 2010, è trascinata dalla contrazione del 5,63% della spesa corrente non sanitaria (che rappresenta il 17,27% del totale corrente). 
L’entità dei residui passivi complessivi, nel triennio, con riferimento alle Regioni a Statuto ordinario, segna un incremento (+9,75%), che risulta ancora maggiore nelle Regioni a Statuto speciale (+14,53%). 
Dall’analisi delle categorie di spesa dettagliate nei dati di cassa rilevati dal sistema SIOPE, emerge che la spesa per acquisto di beni e per prestazioni di servizi (circa il 4% della spesa corrente a livello nazionale), nel triennio, aumenta dell’8,70% nelle Regioni a Statuto ordinario, e flette dell’11,71% nelle Regioni a Statuto speciale. Su tale categoria incide quella per contratti di servizio (trasporto e altre tipologie di contratti di servizio) per il 42,08%.
L’andamento della spesa per interessi passivi, in termini di incidenza sulla spesa corrente, presenta valori in diminuzione passando, complessivamente, dall’1,51% nel 2010, all’1,48% nel 2011 e all’1,41% nel 2012. 
La consistenza del personale regionale diminuisce (-5,40%), con risultati eterogenei tra le aree geografiche (-1,64%, al Nord, -4,59% al Centro, e -8,71% nel Sud). Cionondimeno, nel 2011, il rapporto tra popolazione in età lavorativa rilevata al 31 dicembre del medesimo anno e personale dipendente resta ancora elevato nelle Regioni meridionali.
Sul piano nazionale, l’incidenza tra personale dirigente e non dirigente è di 16,59, vale a dire che un dirigente coordina in media 17 dipendenti. I miglioramenti del rapporto si registrano soprattutto al Sud; tuttavia anche in questo caso non vengono raggiunti livelli ottimali nella gestione delle risorse umane.
La diminuzione della spesa totale, per il personale dirigente e non dirigente delle Regioni a Statuto ordinario, è meno che proporzionale rispetto alle variazioni della consistenza media delle stesse categorie di personale. Ne deriva che la spesa totale cala del 2,18%, a fronte di una flessione delle unità annue pari al 5,40%.
La variazione è di gran lunga più elevata con riferimento al personale dirigente, come si evince dall’andamento della spesa media, ove i maggiori aumenti sono associati ad una più elevata flessione della consistenza media. Questo risultato dimostra la tendenza, diffusa, a ripartire le risorse destinate al trattamento accessorio tra i dirigenti rimasti in servizio, nonostante il provvedimento (art. 9, co. 2-bis, d.l. n. 78/2010) che ha disposto l’automatica riduzione dei fondi destinati al trattamento accessorio in proporzione alla diminuzione del personale in servizio.
Il complesso sistema di monitoraggio della spesa sanitaria (basato sulla concertazione triennale delle risorse da destinare al SSN e sulla verifica periodica dei risultati della gestione, con l’obbligo di sottoscrivere specifici Piani di rientro in caso di deficit eccessivi) continua a dimostrarsi efficace nel controllo della spesa.
Le manovre di finanza pubblica condotte nello scorso triennio per il contenimento del deficit pubblico, hanno avuto l’effetto di stabilizzare in termini nominali la spesa per il Servizio Sanitario Nazionale, e di ridurla in termini reali.
I risultati di esercizio rilevano un disavanzo complessivo dei servizi sanitari regionali pari a 2,155 miliardi (-543 milioni rispetto all’anno precedente). Il 52,2 per cento del disavanzo è a carico delle Regioni in Piano di rientro (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia). 
Per le Regioni a statuto ordinario e la Regione Siciliana (monitorata per l’attuazione del Piano di rientro) il Tavolo di monitoraggio, a fronte di un disavanzo pari a 1,096 miliardi, ha rilevato perdite effettive per 2,772 miliardi, ridotte di 835 milioni dopo le coperture disposte dagli enti territoriali, per complessivi 1,938 miliardi.
In termini nominali, gli incrementi delle varie voci di spesa che compongono la spesa sanitaria risultano contenuti. Si riducono, in particolare, le spese per il personale e la spesa per la farmaceutica convenzionata. 
Per quanto riguarda il rispetto dei tetti programmati per la spesa farmaceutica, nel 2012 la spesa farmaceutica territoriale, al netto del pay back, incide per il 12,2% del FSN, rispettando così il tetto programmato del 13,1%, mentre i consumi farmaceutici ospedalieri assorbono il 3,9% delle risorse del FSN, superando il tetto programmato, pari al 2,4%.
La relazione esamina anche il fenomeno dell’indebitamento degli enti del servizio sanitario, come desumibile dagli stati patrimoniali consolidati a livello regionale. La voce di debito più consistente è quella relativa ai fornitori: 37,5 miliardi nel 2011, pari al 69% circa dell’intera massa debitoria degli enti sanitari. Con riferimento al 2012, di cui si hanno dati parziali e provvisori, per nove enti (Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia) si registra una tendenza alla riduzione, mentre per tre (Molise, Prov. Aut. di Trento e Regione Siciliana) si rileva un aumento rispetto al 2011. Il dato complessivo delle dodici Regioni e Prov. Aut. richiamate, confrontato con il 2011, espone una riduzione del 3,5% del debito commerciale. 
La gestione di cassa degli enti del servizio sanitario viene rilevata attraverso il Sistema Informativo delle Operazioni degli Enti Pubblici (SIOPE), che dal 2011 raccoglie anche le informazioni relative alle Agenzie sanitarie regionali. Le riscossioni totali, al netto delle anticipazioni di tesoreria, nel 2012 sono state pari 122,9 miliardi (+3,62% rispetto al 2011) . Le entrate correnti nette (entrate correnti al netto dei movimenti imputabili esclusivamente all’interno del sistema Regioni) assommano a 118,2 miliardi di euro nel 2012, con un peso sul totale delle entrate nette pari al 96,2%. Le entrate in conto capitale nel 2012 ammontano a 2,4 miliardi di euro.
Sul versante dei pagamenti, al netto dei rimborsi per anticipazioni di cassa, nel 2012 si registrano uscite complessive per 122,9 miliardi.
“I pagamenti di parte corrente al netto dei movimenti imputabili esclusivamente all’interno del sistema Regioni, rappresentano circa il 96% del totale dei pagamenti netti. 
La maggior voce di spesa corrente è costituita dagli acquisti di servizi, seguita dalla spesa per il personale e dalla spesa per acquisto di beni. I pagamenti in conto capitale ammontano nel 2012 a 2,5 miliardi di euro, pari al 2,01% del totale dei pagamenti”.