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Mmg sempre più anziani, Cricelli (Simg): in futuro ne serviranno meno

I medici di famiglia stanno invecchiando? Non è un problema e invece di preoccuparci della loro uscita dal lavoro dobbiamo cogliere l’occasione per migliorare l’efficienza del sistema. È questa l’opinione del presidente della Società italiana di medicina generale Claudio Cricelli, a fronte degli ultimi dati del ministero della Salute, secondo cui il 59% dei medici di famiglia ha più di 27 anni di anzianità di laurea. 
«La spiegazione è molto semplice, – dice Cricelli – la maggior parte dei medici di famiglia italiani sono entrati nel mondo del lavoro tutti insieme, una trentina di anni fa, agli inizi degli anni ottanta. Visto poi che si tratta di una categoria che tende a mantenere la sua posizione per tutta la loro vita professionale, i dati non stupiscono ma appartengono al comune buon senso».
Ma cosa accadrà quando, tra una decina d’anni, tutti questi professionisti andranno in pensione? Secondo il presidente Simg si tratta di un falso problema: «ci sono molti Paesi, come la Gran Bretagna, l’Olanda o le nazioni scandinave, in cui il fabbisogno di manodopera medica eccede l’offerta, ma in Italia per quarant’anni abbiamo prodotto una quantità esagerata di medici. Abbiamo 300 mila medici in attività, mentre altri servizi sanitari assistono una popolazione simile a quella italiana con meno di 200 mila».
Insomma, se volessimo continuare a essere un Paese pieno di medici, uno ogni 250 abitanti, allora potremmo preoccuparci della sostituzione delle vecchie leve ma, se pensiamo a un sistema sanitario moderno, 70 mila medici di medicina generale non servono. «In ogni Regione, abbiamo ancora un’enorme mole di sottoccupati che ancora sono in attesa di entrare nella medicina generale. Non c’è alcun bisogno di aumentare i laureati in medicina, – Cricelli ne è convinto – non devono moltiplicarsi i medici ma le forme associative nelle quali altre figure professionali fanno lavori (come provare la pressione) che in Italia facevano i medici. I medici di famiglia devono diminuire ma trasformarsi, la nuova organizzazione ha bisogno di più personale sanitario e di meno personale medico».