fbpx

Oliveti (Enpam), investire nel futuro dei giovani medici

«È tempo di sottrarre un po’ di grano alla macina per destinarlo alla semina»: è attraverso questa metafora che il presidente della Fondazione Enpam Alberto Oliveti indica la necessità di nuove linee di investimenti per gli enti privati di previ denza.
«Vorremmo sostenere in Italia la ricerca, lo sviluppo e la residenzialità, – chiarisce Oliveti – quindi valutare anche che una parte dei nostri investimenti possano essere devoluti a iniziative che abbiano un effetto virtuoso, oltre che servire al finanziamento delle pensioni; invece di investire nei mercati azionari e nelle solite attività immobiliari, valuteremo investimenti alternativi e proattivi allo sviluppo della professione medica sanitaria». I primi beneficiari dovrebbero essere i giovani: «abbiamo istituito l’Osservatorio permanente sul lavoro sanitario e abbiamo proposto un passaggio legislativo per introdurre all’Enpam i giovani già dal quinto anno di medicina. Oltre a rispondere a esigenze di criticità lavorative che aumentano nell’attuale periodo di crisi, potremmo così avere un raggio d’azione ampliato, di sostegno al credito e allo start up professionale». L’Enpam continua dunque a rivolgere una grande attenzione nei confronti di un lavoro che «s ta cambiando in modo sempre più evidente, basti pensare a fenomeni, come quello della web medicina, che potrebbero sottrarre contribuzioni previdenziali».
Oliveti ricorda che la previdenza privata si basa su un patto tra generazioni e chi lavora mantiene chi ha già lavorato: «abbiamo dimostrato in cinquant’anni di saper mantenere la sostenibilità, con criteri molto rigorosi; dovremo però coniugarla, in un ambiente che rimarrà sempre di solidarietà, con la necessità di fornire prestazioni adeguate ed eque per le generazioni subentranti». Per poter svolgere un ruolo di questo tipo, servirebbe tuttavia una tassazione più equa. «Abbiamo bisogno di una fiscalità di scopo. Non pesiamo sulle casse dello Stato; la riserva legale, il patrimonio che siamo tenuti a costruire a garanzia dei nostri iscritti, viene tassata; la spending review ci viene imposta come fossimo un ente pubblico… Chiediamo invece di essere trattati come nel resto dell’Europa».