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Decreto Balduzzi al palo, l’esperto: per i medici meglio auto-organizzarsi in Aft

Maggio 2013, doveva uscire la convenzione, prevista dalla legge Balduzzi; e ad agosto dovevano arrivare –in una cornice nazionale – gli accordi regionali con le nuove aggregazioni di assistenza primaria e continuità assistenziale (Aft) o pluriprofessionali (Uccp). Nulla è stato fatto e il rischio per i mmg è che le Regioni creino 20 diverse medicine del territorio, e non consentano ai medici di auto-organizzarsi il nuovo modello. Il tema emerge al Convegno romano “Cure primarie futuro incerto e prospettive”, organizzato dal Consorzio sanità CoS che raggruppa le cooperative di medicina generale, strumenti con cui i medici possono finanziare l’acquisto di fattori produttivi per fare medicina d’iniziativa e H24. «Rimasta lettera morta la Balduzzi, le regioni in ordine sparso ci propongono case della salute o presidi organizzati con vari professionisti e con dentro mmg, che non sono né il prodotto della nostra professione né l’esito di una trattativa con noi medici», dice il presidente CoS Antonio Di Malta. «Ammesso che la categoria accetti di dipendere da orari e modelli organizzativi dei dipendenti Asl, si profila un territorio a due velocità – l’aggregazione del presidio pluriprofessionale e gli “altri” medici sparsi come prima. Dov’è l’evoluzione? E dov’è la legge Balduzzi, che sollecita noi medici a organizzarci?» Il Cos propone alle Asl un laboratorio Ptau (“prove tecniche di Aft e Uccp”) dove gruppi virtuali di mmg si creano su una piattaforma Fad e sperimentano plus e criticità del modello auto-organizzato e percorsi di gestione condivisa dei pazienti cronici. «La cooperativa di servizio –puntualizza Di Malta – può dare ai mmg liberi professionisti fattori per erogare prestazioni nel modo più strettamente connesso ai benefici dei loro assistiti ed evitare di aggiogarli a un modello ospedaliero di cura, inadatto alle sfide e mutuato dalla dipendenza».