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Competenze infermieristiche, no dei medici. Troise (Anaao): ci vuole una legge

Il medico ha un percorso di studi tre volte più lungo di qualsiasi altro sanitario e la centralità del suo ruolo nella diagnosi e nella terapia non può essere messa in discussione; inoltre il paziente è uno e non si può “spacchettare” tra un piano clinico del medico e uno assistenziale dell’infermiere:  l’intersindacale che raggruppa sigle come Anaao, Cimo, Aaroi, specialisti del Fassid e di Fesmed, boccia il documento ministeriale sulle competenze infermieristiche. I sindacati dei medici ospedalieri rilevano come le regioni, utilizzando infermieri in compiti fin qui affidati al medico, spostino incombenze da fattori produttivi ad alto costo ad altri a basso costo. Ma alla base della “riserva di competenze” ai medici c’è la legge 502, che è una fonte superiore e fin qui ha impedito confusioni. L’intersindacale chiede che il nuovo profilo infermieristico sia approvato per legge e non con decreto della conferenza stato-regioni. «Non siamo contro legittime aspettative di crescita professionale – spiega Costantino Troise segretario Anaao Assomed – ma vediamo rischi nel metodo seguito: con questo documento si originano sia una devolution di competenze previste dall’ordinamento sia ulteriori competenze, da definire con accordi tra singole regioni e sindacati». Il risultato? «La frantumazione dei saperi e la fine dell’unitarietà del Ssn e della fruizione del diritto alla salute. E’ legittimo –dice Troise – rivendicare competenze da far valere nei contratti, ma se si tira in ballo l’autonomia professionale (come fanno gli infermieri, ndr) si trasforma ogni processo clinico in somma di autonomie: ma in caso di conflitto di ruoli nessuno dice a chi spetta la responsabilità dei processi. I pazienti rischiano di non sapere chi li abbia in carico. Se poi entrambe le autonomie ottengono ruolo gestionale, chi sarà responsabile dei processi clinici, oggi individuato nel responsabile di struttura complessa? La tutela del diritto alla salute andrebbe affidata a leggi, e così le competenze professionali, aspetto chiave ordinamentale; ministero e regioni si assumono grande responsabilità nel cambiare le regole». «Contestiamo infine –conclude Troise – che si affidi la crescita di queste figure a processi formativi sulla cui offerta a monte non ci si è interrogati: all’emergenza formazione medica citata dal ministro della ricerca si aggiungerà un’emergenza formazione infermieristica. E mentre al Ssn mancano 24 mila infermieri per l’attività ordinaria, sono in pista futuri specialisti per futuri ruoli gestionali».