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Addio ospizio il nonno torna in famiglia

Sono 62 le strutture per anziani in Campania: 16 le cosiddette case al­bergo o case alloggio, con 249 posti letto, e 46 le case di riposo, con 2.273 posti letto contro le 695 strutture con 47mila posti letto del Piemonte. Nelle regioni dove è scattato l’accredita­mento delle Residenze, una parte del­la retta viene caricata sulle risorse pubbliche, mentre alle famiglie spet­ta il pagamento di una quota residua collegata al reddito. «Questo facilita il ricorso a strutture specializzate – no­ta ancora Isaia – e alimenta anche un segmento di mercato che potrebbe of­frire molti posti di lavoro».

Il ritorno del nonno in famiglia, in­fatti, non è necessariamente ‘ma buo­na notizia. Nasce spesso dalla necessi­tà economica, che rende indispensa­bili anche i pochi spiccioli delle pen­sioni (1126% di quelle erogate In Cam­pania non supera i 400 euro mensili). Questo può scaricarsi sull’anziano in termini di carenza di cure, di inade­guato sostegno, di abbassamento dei livelli assistenziali. «Non sempre ­spiega Luigi Monaco, direttore di una casa alloggio in provincia di Na­poli – l’anziano è ben seguito in ambi­to domestico. Dipende molto dal suo quadro clinico e dalla situazione fa­miliare. Ci sono persone in là con gli anni che hanno bisogno di una pre­senza costante al loro fianco, di una vigilanza sull’assunzione dei farma­ci, di riabilitazioni, di cure. Se il ritor­no in famiglia coincidesse con una presa incarico, con un lavoro di cura, non ci sarebbero problemi. Ma il ti­more è che si traduca in una sorta di abbandono tra le mura di casa. con meno cure, meno attenzione, meno prevenzione. L’anziano potrebbe es­sere tenuto in famiglia solo per rispar­miare sulle rette e tenere la pensione sul bilancio domestico».

«Andiamo incontro all’estate – ag­giunge Salvatore Isaia e temo che ci possa essere il ritorno di un fenome­no cui abbiamo già assistito negli ulti­mi anni. Un’impennata di ricoveri di anziani negli ospedali nei mesi di lu­glio e agosto. Sta diventando un tragi­co trucco. Si porta 1′ anziano al pronto soccorso; qui, con un quadro patologico anche minimo, nessun medico si prende la responsabilità di respin­gerlo. Così l’anziano è ricoverato in reparto e rimane parcheggiato duran­te le ferie. Il costo per l’erario è notevo­le. Un paziente in ospedale costa non meno di 600 euro contro i 100 euro della Residenze sanitarie assistenzia­li. Con l’accreditamento, il servizio pubblico risparmierebbe, le famiglie pure, si creerebbero più posti di lavo­ro egli anziani sarebbero meglio cura­ti».