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Le attività sociali ritardano l’invecchiamento del cervello

Invece di proseguire il naturale peggioramento come parte dell’invecchiamento, il centro della memoria non solo ha mantenuto le sue dimensioni ma è cresciuto, anche se di poco, nei pensionati che hanno partecipato a un programma di attività sociali. Ecco, in sintesi, quanto conclude uno studio della Johns Hopkins Bloomberg school of public health appena pubblicato su Alzheimer’s & dementia: the journal of the Alzheimer’s association. Gli autori, coordinati da Michelle Carlson, professore associato al Dipartimento di salute mentale, hanno studiato i partecipanti al Baltimore experience corps, un programma che invia i pensionati presso le scuole pubbliche a lavorare con gli insegnanti per aiutare i bambini a imparare a leggere nelle biblioteche scolastiche carenti di personale. «Qualcuno mi ha detto che questo programma rimuove le ragnatele dal cervello, e questo studio lo dimostra» afferma Carlson. Aiutando gli altri, i partecipanti sono a utili anche a se stessi e al loro cervello ritardandone l’invecchiamento e in alcuni casi addirittura fermandolo o invertendolo in parte. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno randomizzato 111 uomini e donne a partecipare alla Experience corps oppure a continuare le normali attività quotidiane, sottoponendoli a test di memoria e a una risonanza magnetica cerebrale all’inizio dello studio e di nuovo a 12 e 24 mesi. «I soggetti studiati erano in buona salute, avevano in media 67,2 anni, erano in prevalenza afro-americani e venivano da quartieri a basso status socio-economico, avendo in alcuni casi anche un’istruzione universitaria» riprende l’autrice dell’articolo, ricordando che i tassi annui di atrofia negli adulti di età sopra i 65 anni vanno da 0,8% al 2%. Ma gli uomini arruolati nell’Experience corps hanno mostrato aumenti fra lo 0,7% e l’1,6% in due anni, e anche per le donne i risultati sono simili, anche se meno significativi. «Il segreto per prevenire alcuni dei danni che l’invecchiamento produce sul cervello non è di allenare gli anziani su abilità mnemoniche come le parole crociate, ma di introdurre nella loro vita quotidiana attività complesse, basate sull’interazione sociale» concludono gli autori.

Alzheimers Dement. 2015. doi: 10.1016/j.jalz.2014.12.005

 

Fonte: http://www.doctor33.it