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P.A. : Caldoro, un “crimine” non permettere compensazioni nelle Regioni in piano di rientro

“Abbiamo fatto una proposta – afferma – scritta da tutte le Regioni che faranno questa battaglia comune per dire come si deve cambiare, perché si può e si deve fare nell’interesse generale dei cittadini per tenere insieme quelli del Nord e del Sud”. Un provvedimento “atteso” quello relativo alle compensazioni messo a punto dal Governo che, però, esclude le Regioni che “hanno più difficoltà, che stanno lavorando e stanno dimostrando di mettere i conti in ordine”, come evidenziato anche “dagli organismi di valutazione”.Non consentire il sistema delle compensazioni nelle Regioni sottoposte al Piano di rientro, “divide” il Paese, e avviene “in maniera ingiusta e impropria” perché spiega il Presidente campano, le Regioni “che stanno lavorando e risparmiando, sono quelle penalizzate” “E’ un retaggio di politica nazionale della Lega che difendeva un pezzo del Paese, quello dove aveva il suo radicamento elettorale e di interessi – aggiunge – ma non ‚ nell’interesse del Paese difendere solo una parte”. Ciò che occorre fare è, invece, “nell’interesse nazionale, far emergere il meglio che c’è da parte di tutti”. Effetto “diretto” dei ritardi nei pagamenti è “la disoccupazione” perché le imprese non sono messe in condizione di poter pagare i propri dipendenti. “Le imprese devono avere la possibilità di lavorare su tutto il territorio nazionale senza avere difficoltà di questo tipo – sottolinea – Senza il Sud, senza la capacità di crescita economica del Mezzogiorno, come si vede dai dati degli organismi di valutazione, non cresce il Paese n‚ l’Europa”. “Non possiamo – conclude – far mancare il sostegno di un’azione del Governo nazionale che ha come compito di garantire pari opportunità per tutti”.
In merito alle preoccupazioni espresse dal mondo imprenditoriale circa l’esclusione dalla certificazione dei crediti delle regioni sottoposte a piano di rientro per il deficit sanitario, la Regione Lazio precisa, in una nota, quanto segue. “Il decreto approvato dal Cdm di ieri attua quanto previsto dalla legge 183/2011 che rendeva obbligatoria la certificazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, degli Enti Locali e simili escludendo, da tale obbligo, le Regioni sottoposte a piano di rientro a causa del deficit sanitario.  Una tutela, dunque, per le amministrazioni più deboli economicamente che però non ha impedito alla Regione Lazio di diventare una Regione leader in Italia nella certificazione dei crediti pro-soluto con un fondo di 500 milioni alimentato, sin dal 2010, dalla SACE e dalle banche relativi ai debiti diretti della regione, oltre a 3 miliardi l’anno di pro-soluto per l’accordo dei pagamenti riferito ai debiti sanitari. Allo stato della conoscenza attuale del Decreto votato ieri, dal Consiglio dei Ministri, non sembra che la norma abbia subito modifiche tali da rappresentare un ostacolo, per il Lazio, al proseguimento di questa attività”.
“Rispetto alla voci che ieri si sono rincorse sembrava che la non obbligatorietà della certificazione dei crediti, in particolare per il pro-soluto, fosse diventata una norma quasi di divieto per le regioni sottoposte a piano di rientro. Se così fosse è chiaro che per la Regione Lazio sarebbe veramente un disastro”. Lo afferma la Presidente del Lazio Renata Polverini parlando dell’odg approvato oggi dal Consiglio regionale in merito al decreto Monti sulle imprese.
“Abbiamo deciso di mettere in campo quest’ordine del giorno condiviso da tutto il Consiglio – ha detto Polverini -. Abbiamo sensibilizzato già i parlamentari di tutti i partiti rappresentati in Consiglio regionale. Auspichiamo che la norma sia interpretata per come era scritta: siamo la Regione che con Sace sta certificando meglio e di più. Speriamo si tratti solo di un’interpretazione errata – aggiunge -. Se così non fosse, chiaramente, la lettera che ho già inviato ieri al sottosegretario Catricalà acquisirà forza maggiore avendo alle spalle un ordine del giorno”.