Tre giorni per salvare il Portogallo: unità nazionale o sarà il caos
Tre giorni per salvare il Portogallo e creare le condizioni per riportare la tranquillità a Lisbona, dopo che nelle ultime settimane i mercati finanziari hanno mostrato segni di sfiducia nei confronti della possibilità che il Paese possa effettivamente riprendersi, specie dopo la fine dell’alleanza fra i due partiti di maggioranza, il Partito socialdemocratico e il Partito Popolare.
I partiti della maggioranza di centrodestra e quello di opposizione socialista hanno stabilito di condurre trattative che, entro sabato, dovranno portare ad un accordo di unità nazionale per chiudere la crisi di governo aperta con l’uscita del Partito popolare dalla compagine governativa e ripristinare le condizioni necessarie per approvare il salvataggio del Portogallo. L’accordo dovrà poi essere discusso dal Parlamento nella sessione straordinaria convocata per il 29 luglio. Forti le pressioni dai sindacati e dagli imprenditori affinché l’accordo politico possa essere raggiunto in fretta e allentare le tensioni che inevitabilmente porta con sé la possibilità di un vuoto al timone.
Il partito socialista, tuttavia, pare porre come condizione imprescindibile la rinegoziazione del piano di salvataggio concordato con la Troika sinora seguito alla lettera, ma senza raggiungere i risultati sperati; per i partiti di maggioranza si tratterebbe di una ammissione dei propri errori nella gestione della crisi e per questo motivo non è detto che i negoziati possano concludersi facilmente in modo positivo.
Sul Paese intanto è tornato a farsi vivo lo spettro del default o, per dirlo in modo meno pauroso, lo spettro della ristrutturazione. Se passerà l’ipotesi del partito socialista, infatti, il Portogallo dovrà ristrutturare gli aiuti ufficiali, come già avvenuto in Grecia, allungando le scadenze dei prestiti e riducendo il tasso di interesse pagato sugli aiuti; questa manovra però rischia di avere come conseguenza anche la ristrutturazione del debito portoghese, visto che la Troika difficilmente accetterà di rimuovere i vincoli di bilancio precedentemente imposti. Nasceranno quindi tensioni fra gli istituti finanziari locali, che sono pieni di titoli di Stato portoghesi e quindi saranno soggetti a forti pressioni sui bilanci e dunque a rischio di insolvenza, con tutte le conseguenze del caso.
In questo contesto i tassi di interesse che il Portogallo paga sul proprio debito pubblico sono ritornati a livello di insostenibili: in particolare la scorsa settimana gli interessi sul titolo benchmark, ovvero quello a 10 anni, sono ritornati al di sopra del 7 per cento, vale a dire la soglia che ha costretto già una volta il Paese (ma anche gli altri PIIGS) a fare riforme sotto la dettatura della Troika. Tutto dipenderà dall’esito dei colloqui fra i partiti: gli analisti, in una situazione già particolarmente confusa e concitata, sperano in un accordo poiché in mancanza del medesimo sarebbero inevitabili elezioni anticipate che aggiungerebbero caos al caos.