Bologna 28 marzo 2025: Sintesi dell’intervento del presidente nazionale di Anaste al Convegno ANASTE Emilia-Romagna tenutosi a Bologna nella sede Ascom Confcommercio “La non autosufficienza fra finzione e realtà”

«Gli illustri relatori che mi hanno preceduto hanno presentato una loro analisi sui problemi che attualmente riguardano il nostro settore:Noi vogliamo però concentrarci su quello che può essere il nostro contributo al miglioramento dei servizi, invece che raccomandare agli altri le cose che devono fare loro. Per cominciare il nostro impegno è fare sempre bene il nostro lavoro, cioè assistere nel miglior modo possibile i nostri anziani. Ma questo certamente non basta. Oggi noi dobbiamo essere i protagonisti della trasformazione in atto in questo settore, una trasformazione profondissima in quanto il Servizio Sanitario Nazionale, come ci ha appena detto dall’assessora Conti, non ce la può fare alle condizioni esistenti. Cioè già da oggi, è tanto più nel futuro, non sarà in grado di sostenere i costi relativi all’assistenza dei milioni di anziani non autosufficienti presenti in Italia.
Cosa possiamo fare quindi noi come Anaste e come operatori di questo settore?
Dobbiamo intanto capire che i livelli di competenza nazionale necessariamente si riflettono sui sistemi regionali; questo vale per il contratto collettivo di lavoro, vale per la regolamentazione tecnica per l’accreditamento, vale per la programmazione del numero degli operatori professionali e la loro formazione continua, vale per la ricerca di risorse per sostenere il settore.
Quindi il ruolo del livello nazionale è necessario ed indispensabile e condiziona fortemente le realtà locali. Dobbiamo poi inserire tutti i miglioramenti possibili nel nostro nel nostro sistema. E quindi cos’altro possiamo fare in concreto? In primo luogo, per il miglioramento continuo dobbiamo valorizzare le nostre attività nel contesto del Servizio Pubblico, e quindi diffondere nell’opinione pubblica la consapevolezza della gravità della situazione, attraverso una sempre maggiore conoscenza delle problematiche che riguardano il settore degli anziani.Dobbiamo coinvolgere le istituzioni affinché leggi e regolamenti siano efficaci per il corretto sviluppo del settore e dobbiamo tenere in grandissimo conto gli aspetti che consentono di rafforzare la rappresentatività a livello delle istituzioni.
Anaste a questo proposito si è mossa sia all’interno del Patto per il nuovo Welfare sia soprattutto con il CIASS,i il coordinamento datoriale del settore socio sanitario per presentare proposte unitarie alle istituzioni.Vi ricordo che fin dal 2021 è presente sui siti delle associazioni datoriali un documento che noi abbiamo contribuito in larga misura a realizzare: il “Position Paper delle associazioni”, che treattra estesamente degli sviluppi che noi immaginavamo fossero utili e necessari all’interno del piano di ripresa e resilienza, il famoso PNRR, dove abbiamo affrontato alcuni aspetti critici, fornendo altrettante proposte e soluzioni su quali dovevano essere gli sviluppi e su come si doveva intervenire sulle attività residenziali. Fornivamo le nostre indicazioni su come si dovevano inserire le attività domiciliari, che non erano la panacea per tutti i problemi, ma dovevano essere inquadrate in un ambito ben preciso e limitato.
Prendevamo posizione sulla dubbia utilità degli ospedali di comunità e le difficoltà che avrebbe incontrato il sistema delle case di comunità, a causa della carenza di operatori professionali per farle funzionare. Queste nostre determinazioni sono ancora lì, a rappresentare un punto di chiarezza essenziale nella visione del ruolo delle aziende e delle associazioni datoriali in questo sistema: essere attori del sistema apportando le proprie idee, esperienze e competenze a supporto del sistema pubblico, ma con l’impegno a svolgere un ruolo di responsabilità sociale, per il benessere dell’intera cittadinanza. Abbiamo poi avviato un programma articolato rivolto alla sicurezza all’interno delle nostre RSA, una sicurezza sia per i nostri ospiti naturalmente, che hanno diritto ad essere assistiti con attenzione, competenza e dignità. Vorrei qui condannare pubblicamente tutte le situazioni di violenza e di maltrattamenti, che purtroppo portano all’attenzione dell’opinione pubblica le nostre strutture solo in casi di episodi di cronaca: episodi di questo tipo sono ingiustificabili e non è possibile alcun tipo di disattenzione da parte nostra, per un controllo puntuale della corretta gestione delle attività di assistenza e cura.
Questi episodi, infatti, sono spesso la presentazione esterna del nostro settore e ciò ci danneggia fortemente. A tale proposito sosteniamo da decenni la necessità di una videosorveglianza ancora più diffusa e capillare nelle RSA, come garanzia sia per gli anziani che per gli operatori corretti e seri, che tutti i giorni lavorano con grandissimo impegno nelle strutture, sia per i gestori, che non possono e non devono essere coinvolti in comportamenti individuali assolutamente intollerabili. Sulla sicurezza vi ricordo che Anaste ha lanciato il programma “RSA sicura”, composto da tutta una serie di percorsi organizzativi, protocolli di attività e servizi che riguardano aspetti assicurativi, formativi, strutturali ed operativi, come il trattamento dell’aria, dei rifiuti speciali, la prevenzione delle ICA, le forniture certificate per la prevenzione degli Infortuni e tutta una serie di altre attività che contribuiscono a rendere molto sicuro l’ambiente della RSA. Sicuro, voglio ribadirlo ancora una volta, per gli utenti, per gli operatori e per i gestori.
Abbiamo poi l’aspetto legato all’Innovazione tecnologica e digitale. E naturalmente anche qui ci stiamo impegnando, sia nel settore della intelligenza artificiale che della telemedicina che, a fronte delle grandi aspettative, senza un concreto sostegno rischiano di rimanere al palo, in quanto il nostro settore sconta ancora una arretratezza nelle dotazioni tecnologiche. Qui torniamo al problema delle risorse. Voglio dire chiaramente che non accettiamo più il discorso che ci viene sempre rivolto, da politica e istituzioni, sulla mancanza di risorse per questo settore: le risorse ci sono, ma semplicemente vengono allocate con altre priorità, cioè si assegnano ad altri settori. Nel nostro ambito risorse possono essere individuate attraverso due canali anche abbastanza semplici: il primo è la lotta agli sprechi, di cui non si parla più, ma che potrebbe far recuperare ogni anno parecchi miliardi, che sarebbero decisivi per poter rimettere in sesto settore socio-sanitario e farlo funzionare come dovrebbe. Purtroppo sono risorse che vanno disperse ogni giorno e vi invito pertanto a vigilare affinché questa deriva venga sempre più limitata. Il secondo aspetto, cioè la seconda fonte che potrebbe venire ad integrare il finanziamento del nostro settore è quella dei bandi europei.
Ci sono infatti miliardi di euro a disposizione, fondi messi a disposizione dall’Unione Europea, che l’Italia nemmeno richiede. Abbiamo incontrato recentemente, attraverso la nostra Organizzazione Internazionale Echo, qui rappresentata dal presidente Averardo Orta, alcune agenzie di consulenza dell’Unione Europea, che ci hanno presentato questa singolare situazione: l’Italia non richiede i fondi di cui avrebbe diritto ed ai quali avrebbe accesso, che rimangono inutilizzati nelle casse della Unione Europea. Questi fondi basterebbero a coprire una gran parte delle necessità del nostro paese e quindi anche qui è necessaria una azione di stimolo per le istituzioni, affinchè si dedichino a cercare questi fondi.
Ultimo aspetto, proprio perché la carenza di personale è un’altra delle grandi problematiche di questo periodo, voglio segnalarvi che Anaste ha avviato la piattaforma per la formazione continua, anche con corsi ECM, con corsi di aggiornamento e di formazione, a disposizione degli associati, ed ha anche promosso una importante attività di ricerca applicata alla sanità, contribuendo negli ultimi due anni alla stesura dei rapporti Crea sanità, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata. Considerando che nell’anno 2022 Il rapporto Crea non conteneva più il capitolo dell’assistenza residenziale, che era sparito sull’onda del decreto 77 che aveva cancellato dal sistema dell’assistenza territoriale i 300 mila anziani non autosufficienti e i 200 mila operatori che tutti i giorni garantiscono l’assistenza. In conclusione, cari amici, qual è la caratteristica di Anaste che ci rende diversi dagli altri ?
E’ la circostanza che noi non siamo portatori di una proposta che riguarda esclusivamente gli interessi dei nostri associati, cioè delle imprese: noi siamo orgogliosi di aver condotto sempre iniziative di trasparenza che rappresentassero un beneficio per l’intera collettività, abbiamo a volte sostenuto tesi che andavano contro i nostri interessi immediati, ma rivolte a garantire il massimo vantaggio per i nostri utenti e per la collettività nella sua interezza.
Abbiamo deciso che, nell’azione del miglioramento dei servizi, vogliamo essere all’avanguardia con le nostre proposte e con le nostre attività, e per noi quindi l’impegno di tutti i giorni non è solo quello di assistere, ma anche quello di promuovere una presa di coscienza dell’intera società, dell’intera collettività, sui problemi della condizione anziana, affinché il percorso futuro di questo settore sia tracciato fin da oggi, perché tra cinque anni sarà troppo tardi.
Oggi quindi lavoriamo affinché le risorse disponibili siano aumentate, e quelle disponibili siano concentrate per il benessere dei cittadini, solo con unità di intenti e di azioni potremo ottenere i risultati di equità e giustizia che tutti desideriamo.»
Sebastiano Capurso
Presidente Nazionale Anaste








